PARLIAMO DELLA COLLABORAZIONE TRA GIOVANNA GUGLIELMI E MANUELA MEZZETTI.
COME VI SIETE CONOSCIUTE?
Alcuni anni fa Manuela ha gestito la regia e l’organizzazione di alcune mie sfilate. Da allora la nostra collaborazione si è evoluta lavorando alle campagne pubblicitarie per le quali Manuela segue la parte di fashion styling.
Manuela Mezzetti: Cosa ti ha spinta a contattarmi per indossare i tuoi capi? Non avrei mai pensato di vedermi di nuovo dall’altra parte dell’obiettivo.
Giovanna Guglielmi: Ho deciso di renderti testimonial del mio brand perché avevo visto una tua foto pubblicata su Facebook e ho notato quanta energia positiva emanavi in quell’immagine. Esprimevi un sentimento e una gioia tali che ho capito che potevi essere la persona giusta per interpretare al meglio me stessa all’interno delle mie creazioni. Per me è fondamentale mostrare l’interiorità di una donna veicolandola attraverso il suo stile. Il look delle mie collezioni è davvero particolare e può essere indossato sia da una ragazza che da una signora: uno stile trasversale e intramontabile! Credo che sia essenziale conservare sempre un abito nell’armadio che si possa riscoprire anche dopo anni.
MM: Nello scegliermi come testimonial non hai dubitato che una ragazza non riuscisse a immaginarsi calata nel tuo prodotto, vedendolo indossato da una donna?
GG: I giovani hanno tendenzialmente l’istinto di vestirsi in maniera simile tra loro ma la mia cliente non è quel tipo di ragazza. Io creo per una donna dalla forte personalità, che ama staccarsi dalla massa valorizzando le proprie particolarità. Su di te il capo ha dimostrato che può essere indossato da donne di ogni età perché a mio parere in quelle foto emerge solo la tua indole. Cercavo un’immagine che esprimesse qualcosa di significativo e in te l’ho trovata! Sei il tipo di donna che vorrei vestire. Mi piace il tuo portamento, il modo di camminare, di vestire e di essere. L’ho sempre pensato, fin dalla nostra prima collaborazione nel 2006.
MM: Se tu me lo avessi chiesto a quel tempo probabilmente non avrei accettato. Ora hai percepito una ritrovata disponibilità che prima non ci sarebbe stata, perché avevo chiuso da tempo col farmi fotografare. Alla fine della mia carriera di modella avevo riposto tutte le mie fotografie per far spazio ad altro; sentivo la necessità di far emergere un’altra Manuela perché stavo entrando in una nuova fase della mia vita in cui volevo dimostrare altre capacità. Pensavo di aver chiuso completamente con quel vissuto pur considerandolo una parte importante della mia vita professionale. La tua richiesta è stata inaspettata: mi ha sorpreso e al tempo stesso divertito l’idea di tornare a posare dopo tanti anni, nei panni di una nuova donna, con una minor freschezza ma con una maggior consapevolezza del senso dell’immagine e delle necessità pubblicitarie, visto il mio percorso di tanti anni di styling e art direction.
Ho ritrovato la voglia di apparire in prima persona, anche perché mi sto sempre più rendendo conto che i nuovi strumenti di comunicazione ti chiedono di raccontarti e di “metterci la faccia” per mostrare chi sei realmente. Probabilmente sono stati i social a darmi questo input. Fino a non molto tempo fa, nei backstage delle mie sfilate e servizi fotografici, chiedevo sempre ai videomaker e fotografi di concentrarsi solo sulle modelle e sul prodotto e di non riprendere me al lavoro. Ora sono molto più disponibile a farmi fotografare sui set perché ne capisco il valore e l’importanza comunicativa .
GG: Abbiamo tanti cassettini nella nostra mente, che non si chiudono mai a chiave e sono pronti ad essere riaperti al momento giusto con nuove prospettive. Il mondo cambia e con lui cambiano le nostre visioni. È un reinventarsi, una continua evoluzione e metamorfosi necessaria per crescere e restare al passi coi tempi. La mentalità va ciclicamente rivista. In questa fase della tua vita ti stai completando, è come se si chiudesse il cerchio. Nel corso del tempo i nostri tasselli interiori vanno a chiudersi in un incastro esemplare e unico, un po’ come certi miei capi, “i pezzi unici” di cui si parlava prima, che sono il frutto di una rilettura e hanno la possibilità di rinascere e di vivere più volte, adattandosi anch’essi alle richieste del mercato.
La stilista bolognese Giovanna Guglielmi racchiude sotto al marchio ASTRA diverse linee: Born to be wild, Tadashi, Working over time, Inutile, 10 46.
Le innumerevoli ispirazioni ed immaginari da cui attinge Giovanna Guglielmi per l’ideazione di ogni sua sfilata sono sempre affascinanti: le creazioni nascono dal cuore e dai sentimenti, dall’immaginazione e da tanto amore per questo lavoro. La designer Giovanna Guglielmi sottolinea quanto le passerelle siano diventate stereotipate e per questo motivo si deve ricercare un’atmosfera intrigante ed un’empatia con il pubblico.
DA DOVE ORIGINANO LE SUE CREAZIONI?
Il punto di ispirazione è sempre un tessuto. Quando incomincio a toccare ed osservare una stoffa immagino quali forme potrà assumere e da lì viene fuori tutto da sé. Disegnare non serve per me, sono più diretta. La parte più difficile della realizzazione di una collezione consiste nel costruire il capo e amo farlo direttamente con l’aiuto della modellista di fiducia. Il laboratorio è il mio rifugio: qui le idee prendono forma con l’aiuto delle mie sei assistenti. Tutto è direttamente pratico e gestuale, artigianale: ecco perché il nostro prodotto piace.
NOTO CHE I SUOI CAPI SONO SPESSO IL RISULTATO DI UNA REINTERPRETAZIONE, DARNE UNA DIVERSA LETTURA LA SODDISFA?
Riutilizzo sempre qualcosa: ad esempio abbiamo trasformato delle coperte militari svizzere in giacconi oppure da un pantalone si può creare una giacca. Non si butta mai via niente: tutto riacquista una nuova vita. Attraverso la destrutturazione di altri capi preesistenti si fondono nuovi stili, infatti prediligo la trasformazione, anche se è più difficile che creare ex novo. Realizziamo pochi campioni unici e sono super venduti, forse perché hanno un’aria più vissuta, un’anima plasmata due volte, che rivive e subisce una sorta di metamorfosi. Questa è la cosa che mi dà più soddisfazione perché non ne esiste mai uno uguale ad un altro e quando un abito si reinventa ha due personalità.